storia e memoria
di Massimo Pascolini
Dopo la promulgazione anche in Italia, nel 1938, della "Legislazione razziale" furono internate ad Umbertide 18 persone ebree. La storia di David Siegfried, uno degli internati ad Umbertide.
EBREI INTERNATI AD UMBERTIDE NEL 1939 – 1943
Di Massimo Pascolini
Secondo un censimento compiuto nel 1901, nella sola provincia di Perugia risiedevano oltre cento ebrei, presenti già da qualche decennio e profondamente integrati nel tessuto sociale, economico e politico umbro. Nell'agosto 1938 il censimento preparatorio per la promulgazione delle leggi razziali rilevava in Umbria la presenza di 180 ebrei in provincia di Perugia e 48 in quella di Terni. Entro il 1943 il numero degli ebrei nella sola provincia di Perugia superava le 200 unità, considerando la presenza di decine di ebrei stranieri relegati come internati nei Comuni.
Ma la situazione era iniziata a mutare nell'autunno del 1938, quando anche in Italia venne emanata la legislazione razziale. Il decreto legge del 7 Settembre 1938 n. 1381 (Provvedimenti nei confronti di ebrei stranieri) e quello n. 1728 del 17 Novembre successivo (Provvedimenti per la difesa della razza italiana), stabilivano che tutti gli ebrei stranieri entrati nel regno posteriormente al 1 Gennaio 1919 dovessero lasciare il paese entro sei mesi, pena l'espulsione. Al tempo stesso venivano revocate tutte le cittadinanze italiane concesse ad ebrei dopo quella data. Trascorsi i sei mesi concessi dalla legge, essendo tutt'altro che facile trovare una nazione disposta ad accoglierli, non tutti gli ebrei, in effetti, erano riusciti a lasciare l'Italia, anzi altri addirittura erano ancora arrivati. Tuttavia la minacciata espulsione non venne attuata.
Successivamente, con la Circolare Ministeriale del 25 giugno 1940 n. 442/14178, venivano stabiliti i divieti e gli obblighi cui erano sottoposti gli internati.
Questi non potevano tenere passaporti. Non potevano disporre più di 100 lire, e l'eventuale eccedenza doveva essere depositata in banca o presso gli uffici postali in dei libretti nominativi. Potevano leggere solamente giornali italiani. La lettura di libri o giornali stranieri doveva avere l'autorizzazione del questore.
Il regime cui erano sottoposti era molto rigido; “divieto di intrattenere relazioni con la popolazione, divieto di esercitare qualsiasi attività lavorativa, obbligo di presentarsi al podestà per richiedere al questore eventuali permessi di spostamento, richiesta di autorizzazione per poter intrattenere corrispondenza con altre persone”.
A1 momento del loro arrivo nel comune a loro assegnato dovevano firmare un verbale con tutte le prescrizioni. Avevano l'obbligo di presentarsi da una a tre volte al giorno (Ore 9 -12 - 15) presso gli uffici della pubblica sicurezza. Non potevano uscire dal centro abitato del Comune e l'orario in cui era consentito circolare andava dall'alba sino all'Ave Maria.
Ricevevano un sussidio giornaliero (8 lire per gli adulti, 3 lire per i bambini), oltre a 50 lire mensili per l'affitto che dovevano poi pagare alle famiglie o alle strutture presso le quali alloggiavano. Gli ebrei potevano contare sul sostegno economico del “Delasem”, (Delegazione per l'Assistenza agli Emigrati, fondata nel 1938 dall'Unione delle Comunità Israelitiche per soccorrere gli Ebrei fuggiti dalla Germania), che si serviva di agenti infiltrati, pronti al bisogno, a cambiare nome, luogo di residenza.
L'internamento nei comuni permise, in genere, condizioni di vita migliori rispetto a quello nei campi, anche perché vivendo in stretto contatto con la gente del luogo, gli internati ebbero maggiori occasioni per accattivarsi la stima e l'appoggio della popolazione locale.
Dopo 1'8 settembre 1943, con l'occupazione tedesca e la nascita della Repubblica di Salò, si inizia a parlare di deportazione. In Umbria vengono formati due campi di concentramento. Uno a Perugia, presso l'Istituto Magistrale, che in un secondo tempo venne trasferito presso il castello Guglielmi, sull'isola Maggiore del Lago Trasimeno, uno a Pissignano, dove vennero internati gli ebrei della provincia di Terni.
Nel comune di Umbertide, in periodi diversi, vennero internate 18 persone: si trattava di singole persone, o piccoli gruppi familiari, (due - tre persone).
Alcuni vennero ospitati in famiglie private, altri in strutture alberghiere. Nessuno degli internati venne deportato in Germania. Tutti riuscirono a nascondersi, abbandonando i loro averi.
Nelle prossime uscite de “L'Informazione Locale” parleremo proprio dei profughi internati ad Umbertide con la pubblicazione di piccole schede personali.
DAVID SIEGFRIED, ebreo internato ad Umbertide dal 18 luglio 1942 al 9 settembre 1943
di Massimo Pascolini
Figlio di Alberto e Maria Seeberger, nasce a Eberbach (Comune del Baden-Wúrttemberg, Germania) il 3 aprile 1908. Una volta laureatosi a Heidelberg, va a vivere a Berlino dove lavora come critico cinematografico e collaboratore presso alcune testate giornalistiche.
Si stabilisce a Bologna il 30 ottobre 1933. Dal 1934 al 1938 occupa il posto di Lettorato di tedesco presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bologna.
Viene internato a seguito dei provvedimenti razziali disposti dal Ministero degli Interni con circolare n. 443/45026 del 16 giugno 1940, mentre era in attesa di trasferirsi in Brasile In una sua lettera scritta il 24 maggio 1943 al Ministero dell'Interno per ottenere la liberazione dichiara: "In tutto questo tempo io non ho mai svolto attività politica. Dal 1935 al 1938 ho insegnato gratuitamente il tedesco a centinaia di dopolavoristi di Bologna, nel `35 chiesi di poter combatter con gli italiani in Etiopia, che non venne accettata perché non italiano. Donai anche il mio anello d'oro alla Patria Italiana". Viene internato il 6 luglio 1940 presso il campo di Campagna in provincia di Salerno. Il l° agosto 1941 è trasferito a Todi. Qui trova ospitalità presso la Sig.ra Giuseppina Grandoni. Riceve un sussidio di Lire 8 al giorno e di Lire 50 mensili per l'alloggio. A Todi rilascia ripetizioni di tedesco a studenti del locale Ginnasio e Liceo. Questa attività gli causa un richiamo verbale da parte del Podestà del luogo. Nel giugno 1942 viene allontanato da Todi perché accusato di avere “troppe amicizie” e di continuare ad impartire lezioni di lingua tedesca nonostante fosse stato diffidato. Il 27 giugno 1942 il questore di Perugia decide di inviarlo a Massa Martana, ma il podestà del comune, in data 3 luglio 1942 riferisce che non ha disponibilità di alloggi né privati né presso alberghi o locande. Si decide quindi di inviare il Siegfried a Città di Castello dove arriva il 15 luglio 1942 e va ad abitare in Corso Vittorio Emanuele n. 16. A Città di Castello rimane per poco più di un anno. In una sua lettera del 27 luglio 1943 quando si trova già ad Umbertide da una settimana, nello scrivere ad un suo amico parla del tempo trascorso a Città di Castello. "Lasciare Castello mi è riuscito difficile assai. Vi avevo trovato un ambiente distinto,- stavo in una casa molto pulita, quasi signorile, dove una bellissima camera da letto e un salottino erano a mia disposizione'. A Castello nel settembre del 1942 aveva fatto domanda per essere occupato presso la locale biblioteca comunale. La domanda però non era stata accettata. Rimane a Città di Castello sino al 18 luglio 1943, quando a causa dell'arrivo in città di un contingente militare, tutti gli internati vengo trasferiti per motivi di sicurezza presso altre località. Il Siegfried viene trasferito ad Umbertide. Trova ospitalità presso la famiglia di Violini Saverio in Piazza Vittorio Emanuele. Dopo l'armistizio dell'8 settembre, per sfuggire alla cattura da parte dei nazi-fascisti fugge, lasciando tutti i propri effetti personali. Le valige con tutti gli oggetti di sua proprietà rimasero nell'appartamento. Il 16 febbraio 1944 il capo squadra B. G., accompagnato dal Carabiniere P. L. e dal Legionario L. M. si recarono presso l'abitazione del Violini e sequestrarono tutto, facendone un inventario. Una cassa di libri e due valige. In una valigia di pelle trovarono due camice da notte, sei camice da giorno, quattro paia di calze, sei fazzoletti da naso, sei gravatte, un costume da bagno, due salviette, una sacchettina, una scatola con biglietti da visita, occorrente per la barba, un vasetto di ceramica ed un porta cenere. La seconda valigia, in fibra, conteneva una saponetta, una pompa per bicicletta, un paio di giarrettiere, cinghie per pantaloni, due paia di bretelle, tre paia di scarpe, due tazze e due piattini di ceramica, un gomitolo di spago, un quadro, un bicchiere per barba e della corrispondenza varia.
Il 23 settembre 1944 il Siegfried David, che nel frattempo si faceva chiamare Sante David Dominici ed aveva trovato rifugio a Chieti, torna ad Umbertide per cercare di recuperare i propri oggetti. Riesce a recuperare poche cose, tutto il resto è sparito.
Si fa quindi rilasciare una dichiarazione da Violini Saverio e Ida Chiabolotti su chi abbiano preso i suoi beni. Essi rilasciano la seguente dichiarazione: “Le valige con tutti gli oggetti rimasero nell'appartamento mentre due vestiti vennero presi dalla figlia del Violini, Lina (deceduta durante il bombardamento del 25 aprile 1944) e consegnati a sua zia Chiabolotti Ida che li portò con se a Corlo nella casa del Sig. M. F. presso cui era sfollata. Qui vennero rubati da soldati tedeschi in fuga. Il resto (una macchina da scrivere Remington, un orologio tascabile, circa cento volumi di carattere scientifico - linguistico, una catenina d'oro) rimase presso l'abitazione del Violini. Dopo alcuni giorni dalla fuga, vennero in casa due CC. RR. guidati dalla C. R. P. (ex squadrista ed attualmente latitante) i quali sequestrarono tutti gli oggetti. Questi vennero poi portati su ordine del vice segretario politico di Umbertide G. G. dalla guardia municipale F. assieme a due spazzini presso la locale casa del fascio”.
Nella sua domanda di rimborso, inviata al Ministero degli Interni, Direzione Generale P S. di Roma, il Siegfried (ora Sante David Dominici) quantifica i suoi beni in Lire 256.800.
BIBLIOGRAFIA:
- Archivio Storico del Comune di Umbertide;
- Luciana Brunelli, Ebrei Internati, La provincia di Perugia dal 1940 al 1944;
- Archivio di Stato di Perugia, Questura, Internati.