storia e memoria
Amerigo Contini: l’aviazione nelle guerre mondiali e la scoperta della “Tomba di Sagraia”
(a cura di Francesco Deplanu)
Foto 1: Amerigo Contini: immagine di Amerigo estratta dalle cartolina postale acquistabile su https://www.maremagnum.com/cartoline/cartolina-aviazione-militare-pilota-amerigo-contini-sur/130257376
Amerigo Contini nacque a Preggio di Umbertide il 10 agosto 1894, Gabriella Vignoli nel suo bel libro “Preggio. “Piccola grande storia di un paese dell’Appennino umbro” ci ricorda la figura di questo uomo di grande sensibilità artistica, colto e coraggioso che divenne un asso dell’aviazione italiana durante i conflitti mondiali: “L’architetto Amerigo Contini, già nel 1915 pilota di aereo militare componente della ottava squadriglia Caproni, dopo aver partecipato a varie operazioni di guerra fece parte della squadriglia comandata da Gabriele D’Annunzio nell’incursione su Pola ed ebbe dal poeta attestati di elogio e stima; coltivò anche la pittura e numerosi suoi quadri, in possesso della famiglia Caproni, sono tutt’ora esposti in varie mostre. Nella seconda guerra mondiale si distinse nei cieli di Libia, ricevendo la stima e l’amicizia del duca Amedeo d’Aosta e, inviato in Eritrea, realizzò l’organizzazione del servizio aereo territoriale in soli tre anni, ottenendo per questo un encomio solenne.”
Foto 2 : Amerigo Contini in divisa. In Gabriella Vignoli, “Preggio. “Piccola grande storia di un paese dell’Appennino umbro”, “associazione amici di Preggio”.
Scandagliando la sua vita si viene a sapere che il giovane Amerigo Contini si iscrisse a Roma, nel 1914, al corso speciale di architettura presso l’Istituto Superiore di Belle Arti. Sempre nel 1914 venne chiamato però a prestare servizio nel genio militare e nel ’15 venne ammesso a frequentare il corso di pilota presso la scuola di pilotaggio a Gallarate. Proprio in quell’anno, con il “patto di Londra”, l’Italia si apprestò ad intervenire nella prima guerra mondiale, anche Amerigo si trovò coinvolto nel conflitto conseguì il brevetto di “pilota” su velivolo Farman e ad ottobre, sempre del 1915, quello di “pilota militare”.
Foto 3: “Palazzo Contini” a Preggio. In Gabriella Vignoli, “Preggio. “Piccola grande storia di un paese dell’Appennino umbro”, “associazione amici di Preggio”.
Venne così assegnato col grado di Caporale alla sesta squadriglia Caproni e nel ’16 partecipò all’azione di bombardamento su Lubiana; nel settembre del ’17 partecipò le azioni di bombardamento contro la base navale di Pola. In queste azioni gli venne riconosciuta una delle due “medaglie d’argento al valor militare” che ricevette nel tempo con questa motivazione: “Mirabile d'audacia e di fervore, ai pericoli innumerevoli, agli attacchi di ogni sorta oppose la volontà decisa ed il saldo cuore, trasfondendo nei compagni dell'equipaggio quella volontà di vincere che moltiplicò lo sforzo sul nemico in combattimenti aerei, in incursioni vicine e in lontane ardite operazioni di bombardamento e di mitraglia. In un'impresa rischiosa e difficile oltremare, avuto l'apparecchio colpito in luogo vitale e ferito uno dei compagni, ebbe pari pericolo l'audacia e la maestria di volo, portando in salvo l'equipaggio e l'apparecchio, affinché l'ala bucata, lacerata, dilaniata, testimoniasse della volontà eroica e dell'ardua prova superata. Cielo della Carsia Giulia, 19-30 agosto; Cielo di Pola, 2-8 agosto-4 settembre 1917”. In quel periodo continuò a dipingere oli su tela di carattere aeronautico che dopo la fine dell’ostilità entrarono a far parte della collezione del conte Gianni Caproni. Dipinti che si ritrovano impressi in delle cartoline a tema ancora oggi visibili ed acquistabili sul web. Dopo il termine della guerra nella quale venne decorato con due medaglie d’argento e una di bronzo al valor militare (ne ebbe complessivamente nella sua vita due di argento e due di bronzo); riprese lo studio dell’architettura. Si laureò così nel 1921. Nell’agosto dell’anno precedente, a Preggio, nei terreni della sua famiglia, si accorse dell’importanza del cedimento nel terreno che aveva messo in luce quella che per noi oggi è la tomba etrusca di Sagraia. Sotto riportiamo l’intero suo “racconto” della scoperta con un bellissimo schizzo, sempre di Contini, riportato in “Notizie degli scavi di antichità” dell’Atti delle Reale Accademia Nazionale dei Lincei. L’anno seguente si trasferì in Sardegna e dal 1923 con la costituzione della “Regia aereonautica” riprese l’attività militare. Nel maggio del 1925 venne promosso a capo della 12ª squadriglia a Tripoli, nell’Africa settentrionale; dal 1927 al ’28 prese parte alle operazioni di conquista della Libia. Successivamente, nel 1932, venne mandato in Eritrea, ovvero nell’Africa orientale italiana, dove lavorò come organizzatore del servizio aereo territoriale e venne promosso maggiore nel 1935. Si ammalò e dovette ritornare in Italia, venendo promosso prima “tenente colonnello" e poi “colonnello” nel giugno del 1939; con questo grado divenne comandante dell’areonautica della Libia. La seconda guerra mondiale lo rivide ancora in prima linea, questa volta a comando dell’aeroporto, prima di Castelbenito e poi di Perugia, fino all’arrivo dell’armistizio dell’ 8 settembre 1943. Da quel momento non rientrò più in servizio. Nel 1951 divenne “generale di brigata aerea”; Amerigo morì in Sardegna, a Sassari nel 1957.
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Amerigo e la scoperta della tomba etrusca di Sagraia
Immagine n. 4 estratta da “Atti delle Reale Accademia Nazionale dei Lincei. Anno 1922, Serie V, Notizie degli scavi di antichità, Vol XIX, Roma, 1922. Pagina 110-116/532.
X. PREGGIO (comune di Umbertide in provincia di Perugia)
“Relazione sugli scavi eseguiti in Sagraia."
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"Nell'agosto del decorso anno mentre presenziavo a dei lavori agricoli di sterro nel predio al vocabolo Sagraia in frazione di Preggio, comune di Umbertide (Perugia) di proprietà della mia famiglia, vennero in luce dei blocchi di pietra, evidentemente lavorati, che generarono in me il sospetto che si potesse essere in presenza dei resti di una qualche antica costruzione.
Immagine n. 5 estratta da “Atti delle Reale Accademia Nazionale dei Lincei. Anno 1922, Serie V, Notizie degli scavi di antichità, Vol XIX, Roma, 1922. Pagina 110-116/532.
Feci proseguire a maggiore profondità il lavoro in quel luogo con il felice risultato di venire alla scoperta di parte di una costruzione da attribuirsi con molta probabilità agli Etruschi.
Allora sospesi immediatamente i lavori, ne informai la R. Soprintendenza agli scavi di Etruria. Nei primi giorni di ottobre del passato anno lo stesso prof. Pernier Soprintendente agli scavi dell'Etruria, venne a compiere un sopralluogo; e, riconosciuta l'importanza e l'interesse archeologico della scoperta, disponeva perché gli scavi fossero continuati per conto del Sottosegretariato per le Antichità e le Belle Arti, affidandone la sorveglianza all'assistente Montagnoli Severino, perché venissero completamente messi in luce i resti dell'antico monumento.
Dopo circa dieci giorni di lavoro di scavo e sgombero, fu completamente liberata dall' interramento una costruzione a pianta rettangolare delle dimensioni interne di m. 5,85 X 3,22 (fig. 1); le pareti sono costituite da tre filari di blocchi di pietra serena, estratta certamente nelle vicinanze, perfettamente squadrati e connessi senza cemento (fig. 2).
Le pareti, coronate da una cornice molto semplice e sporgente per circa m. 0,48, sono alte, questa compresa, m. 1,83. Immediatamente sopra di essa, a filo con le pareti longitudinali, era impostata una volta a tutto sesto composta da lunghi blocchi di pietra bene incuneati, come nelle più perfette volte romane; ciò desumo dalla presenza di un blocco lungo m. 1,55, l'unico ancora a posto ehe chiaramente, per la sua curvatura, proporzionata al diametro della volta, indica la pienezza dell'arco (fig.3); cosicché l'altezza massima dell'ambiente sull'asse longitudinale doveva toccare i m. 3,45.
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L’accesso all'interno della costruzione è costituito da un corridoio largo m. 1,05 e lungo m. 3,75, ehe precede la porta larga m. 0,83; fra il piano della soglia di questa e quello del corridoio, esiste una bassa ed ampia antisoglia della profondità di m. 0,62 (fig. 4).
La maggior parte dei caratteri della costruzione la fanno attribuire agli Etruschi; d'altra parte nella relativa piccolezza del monumento si scorge una potenza di costruzione ehe fa subito pensare ai monumenti romani. Pur troppo nulla si rinvenne nell'interno ehe potesse aiutare a precisare l'epoca e l'uso della costruzione ; ma certo si tratta di un ipogeo monumentale; solo furono trovati pochi frammenti di urne, olle ed orei in terracotta. In ogni nodo che il monumento possa essere attribuito ad età etrusco-romana può risultare anche dal parallelismo assai vicino con la tomba di Bettona pubblicata anni or sono dal Cultrera (1: “In Not. Scavi, 1916, p. 3.”).
Immagine n. 6 estratta da “Atti delle Reale Accademia Nazionale dei Lincei. Anno 1922, Serie V, Notizie degli scavi di antichità, Vol XIX, Roma, 1922. Pagina 110-116/532.
Secondo 1'uso etrusco, la costruzione era per buona parte sotto terra ma poiché il sottosuolo non si prestava per la sua costituzione geologica (filoni di roccia a sottili falde frammentate poste per coltello) all'escavazione di una grotta, i costruttori rivestirono
le pareti della grande fossa praticità sul pendio della collina con poderosi blocchi.
Sulle pareti longitudinali appoggiarono la volta a botte e poscia coprirono la costrizione col tumulo tradizionale.
Il forte aggetto della cornice che ricorre con certezza su almeno tre pareti, è sproporzionato allo scopo puramente decorativo e fa supporre che possa principalmente aver servito alla collocazione li urne cinerarie, lampade ecc., in modo da preservare questi oggetti dall'umidità, non presentando il fondo roccioso alcuna traccia di pavimentazione.
Stupisce il fatto che in tale costruzione, ehe doveva essere perfetta, fosse lasciata per pavimento la superficie abbastanza ineguale della roccia ; ma probabilmente il fondo doveva essere almeno ricoperto da uno strato di terra battuta e argilla, scomparso e disciolto nel processo dei secoli. A meno che il pavimento non sia stato distrutto quando fu violato, depredato e smantellato il monumento.
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L'ipotesi della devastazione è avvalorata dal fatto che poche delle pietre costituenti la volta si trovarono nell'interno dell’ipogeo, oltre che dall'assenza completa di uu qualsiasi oggetto.
Si conserva memoria che circa 40 anni fa, nell'eseguire lavori agricoli, sempre nel territorio circostante alla scoperta odierna, si rinvenne un idoletto etrusco, che fu venduto per scudi 200.
Altri saggi sommari, eseguiti contemporaneamente allo scavo dell'ipogeo, hanno rivelato dei punti ove la roccia, costantemente quasi affiorante alla superficie in tutta la zona adiacente, manca improvvisamente lasciando il posto ad una riempitura di terra lavorata, mista a franınenti di vasi, orei e tegoloni in terracotta. In altro punto quest franımenti vennero trovati uniti a uno strato di terra nera serbante ancora evidenti tracce d'incendio.
Il nome della località (Sagraia), la scoperta dell'ipogeo, i saggi fatti e ii frammenti di antiche terrecotte affioranti alla superficie di tutti i canıpi vicini, avvalorano il sospetto che il sottosuolo possa nascondere altri antichi monumenti, forse in migliore stato di quello testè messo in luce ; sicché sarebbe opportuna un'accurata esplorazione atta a sincerare il vero valore archeologico del terreno in parola.
In vari punti della zona circostante la frazione di Preggio, sono state più volte rinvenute tombe semplici a cassoni di terracotta, e al pian di Marte, anni or sono, fu invenuto una specie di salvadanaio in terracotta, contenente monete ; ivi pure con frequenza sono stati trovati avanzi di sepolcri umani.
Immagine n. 7 estratta da “Atti delle Reale Accademia Nazionale dei Lincei. Anno 1922, Serie V, Notizie degli scavi di antichità, Vol XIX, Roma, 1922. Pagina 110-116/532.
La zona a nord del Trasimeno, e precisamente fra Preggio e Passignano del Lago, è compresa nel campo di battaglia in cui furono sconfitti i Romani dai Cartaginesi.
Tutto ciò non perché abbia relazione col fatto del rinvenimento dell'antico monumento, ma solamente per dimostrare l'interesse scientifico che questa ignorata regione può presentare dal punto di vista dell'archeologia e della storia dell'arte, anche per la grande quantità di inenorie e di rovine medioevali.
AMERIGO CONTINI."
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Fonti:
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“Atti delle Reale Accademia Nazionale dei Lincei. Anno 1922, Serie V, Notizie degli scavi di antichità, Vol XIX, Roma, 1922. Pagina 110-116/532
- Gabriella Vignoli, “Preggio. “Piccolq grande storia di un paese dell’Appennino umbro”, “associazione amici di Preggio”.
https://www.wikiwand.com/it/Amerigo_Contini
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Video della Tomba di Sagraia: https://www.youtube.com/watch?v=ne8VH8IHOCM