storia e memoria
La popolazione nel tempo
La modifica radicale della popolazione residente ha seguito un andamento crescente motivato dal bisogno di ricerca di un luogo migliore in cui vivere, possibilità legata alla possibilità lavorative. Lavori stagionali e sviluppo della metalmeccanica hanno posto la base per essere un luogo attrattivo.
L'emigrazione locale è il frutto di flussi di spostamento dal nord Africa e dal sud America ma anche dalla "storia" europea. La caduta del "muro di Berlino innescò l'emigrazione albanese in Italia, ed oggi la seconda "popolazione straniera residente" in Umbertide ha proprio l'Albania come Paese di partenza. L'allargamento della Ue nel 2006-2007 ha dato il via ad un aumento di "neucomunitari" residenti dalla Romania, il terzo luogo di provenienza dei residenti stranieri ad Umbertide.
Il primo “stacco” improvviso della popolazione residente immigrata in Umbertide, già corposa perché in rapporto di circa 1/16 rispetto al totale residente, avvenne sicuramente tra il 2002 e 2006.
In base all’indagine “Umbertide Economia e società: il comune e il territorio” dell’ Agenzia Umbra per le Ricerche, si passò da 905 stranieri residenti nel Comune a 1666.
In base ai dati ISTAT riferiti al 31 dicembre 2005 la popolazione proveniente dal Marocco raggiunse le 501 unità (299 maschi e 202 femmine). I residenti dall'Albania raggiunsero le 394 persone (210 maschi e 184 femmine); dall'Algeria 140 (97 maschi e 43 femmine); Dal Regno Unito 77 (38 maschi e 39 femmine); dalla Romania 73 (29 maschi e 44 femmine); dall' America meridionale 80 (32 maschi e 40 femmine).
Nel radicale mutamento della popolazione umbertidese hanno influito anche le dinamiche legate all’allargamento dell’Unione Europea, soprattutto quello relativo al 2006-2007 che vide l’allargamento estendersi a Romania e Bulgaria.
L’allargamento nel 2007 portò, infatti, un notevole aumento di residenti “neocomunitari” nella demografia del Comune di Umbertide. La popolazione rumena soprattutto aumentò in maniera esponenziale: passò da 48 residenti (21 maschi e 27 femmine) nel dicembre 2004 a 234 residenti (108 maschi e 126 femmine) e nel 2016 risultano 459 residenti (176 maschi e 283 femmine).
(a cura di Francesco Deplanu)
Per quanto riguarda la demografia del territorio proponiamo un percorso diacronico, dal XVI sec. ad oggi, alla ricerca di linee di tendenza significative anche se esposte alla diversità delle fonti e dei tempi di rilevamento. Crediamo, però, di poter individuare due "linee" di tendenza:
1) il cambiamento di una forma di insediamento quasi millenaria, da "sparso" ad "accentrato",
2) l'inversione da essere una terra di emigrazione, a partire negli anni '60 del '900, ad essere una "terra di arrivo", dalla fine del XXI sec.
Tale tentativo non riuscirà a dare delle indicazioni certe. Questo a causa sia per la vastità del tempo considerato che per la mancanza di interessi demografici conoscitivi nelle rilevazioni pervenuteci dal XVI secolo al XIX secolo, oltre che per le difformità delle forme di rilevamento: dal castello al contado, dai “fuochi” alle "persone”. Per quello che riguarda le fonti, dopo il "Concilio di Trento" fino all'unità d'Italia sono soprattutto le Diocesi e le parrocchie che possono darci importanti informazioni. Solo con il Regno d’Italia e i coevi dati ISTAT della Repubblica italiana possiamo farci un’idea meno incerta dell'evoluzione della demografia nel suo complesso.
Per secoli la popolazione di Fratta restò in un numero estremamente limitato. Piccolpasso nel 1565 ci indica di fatto tra 300 e 400 abitanti. La carta del Giorgi, di pochi decenni dopo, ci indica sempre una quantità di popolazione esigua all’interno delle mura, ma ci restituisce un nuovo “dato". Ovvero la maggior parte della popolazione viveva attorno alle mura, ed era distribuita in maniera “sparsa”. Insediamento che era conseguenza di un sistema economico, la mezzadria, che caratterizzerà la distribuzione della popolazione fino alla seconda metà del XX secolo.
Si può ardire di trovare una linea d’unione tra i secoli XVI e XX, a prescindere dall’incremento della popolazione nell’avvicinarsi a noi, ovvero nella costante divisione della popolazione tra “campagna" e “mura cittadine”. Divisione dovuta all’insediamento sparso collegato allo sfruttamento del territori: il sistema mezzadrile.
Da allora, ma concentrati negli ultimi 70-80 anni, si possono individuare due “rivoluzioni” che hanno modificato l’uso del territorio e la demografia umbertidese.
La prima grande rivoluzione fu la crisi e poi la fine della mezzadria, che portò all’abbandono delle campagne ed al crescere del tessuto urbano, oltre all’emigrazione della popolazione. Emigrazione durò fino agli anni ’70 del nostro secolo; interna e verso l’estero.
La seconda grande rivoluzione dipese da un altro cambiamento del sistema produttivo: la meccanizzazione nel settore primario e secondario, che fece diventare attrattivo, per alcune zone del mondo, il sistema produttivo locale, dai lavori stagionali alla metalmeccaniche. Questo secondo grande cambiamento demografico ci trasformò da terra di emigrazione ad una di immigrazione.
Cominciamo con “ordine”: Piccolpasso in “Le piante et i ritratti delle città e terre dell’Umbria sottoposte al governo di Perugia”, parlò di 80 fuochi collegati al castello : “Fratta dei Figli di Uberto fa fuochi circa 80.”. Gli storici in generale azzardano un numero di 4-6 “anime” per “fuoco”, possiamo di conseguenza pensare ad una popolazione da 320 a 480 persone.
Piccolpasso, “Le piante et i ritratti delle città e terre dell’Umbria sottoposte al governo di Perugia” a cura di G. Cecchini, Editore Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’arte, Roma 1963.
Immagine da "Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e per le informazioni bibliografiche": https://manus.iccu.sbn.it//opac_viewImmaginiManoscritto.php? ID=69561
La Carta del Giorgi della metà del XVI sec. è invece una "carta tematica" che aveva l’intento di raffigurare l’entità numerica delle “anime” presenti nelle varie parrocchie (due fogli ricavati da due lastre di rame (475 x 680 mm ognuna) della Diocesi di Gubbio. In alto riporta “Diocese della città di Gubbio, descritta dal R.mo Don Vbaldo Georgii Clerico Evgubino...”. È la raffigurazione dei dati che il vescovo Mariano Savelli, nel 1567, chiese di indicare ai parroci con il numero delle famiglie appartenenti alla propria parrocchia e le distanze che separavano dalla chiesa parrocchiale, sotto la pena di 50 fiorini come multa per i parroci “renitenti”. Forse i dati finali sono alla fine del 1570.
La Carta (98 x 68 cm) è un vero e proprio censimento demografico della Diocesi eugubina secondo ciò che venne stabilito nel Concilio di Trento, 1563, per il riordino delle parrocchie. La Carta venne realizzata con i dati riguardanti lo stato delle anime, con la collocazione delle chiese parrocchiali, delle pievi, dei nuclei abitati, delle ville.
Sulla carta c’è una suddivisione in quadrati e rettangoli che delimita approssimativamente la circoscrizione parrocchiale, solitamente con dei numeri che indicano la distanza in miglia dalla parrocchia. Nella zona a sud, dove insiste la nostra “Fratta”, si vede che la percentuale di dispersione della popolazione rurale è molto alta, questo fa pensare alla “mezzadria”. Nei documenti coevi si parla anche di “vinea” che indica la coltivazione della vite praticata a terra. Sicuramente tale distribuzione spaziale della popolazione, ad insediamento sparso, ci parla di una nuova tranquillità di poter vivere fuori dalle mura cittadine rispetto ai secoli passati e di una produttività di tali luoghi. Non descrive il territorio, dove è coltivato o boschivo, ma la distribuzione della popolazione.
Con una certa precisione si può, però, ottenere anche il numero di abitanti dei vari luoghi, oltre che dell’intera diocesi che contava più di 20.000 abitanti, tenendo conto che ogni “casa” indicava 5 persone. Nel quadrante delle parrocchie attorno a “La Fratta” sono individuabili 42 “case” esterne alle mura e 22 interne.
All’interno delle mura dell’antica Fratta, con la parrocchia di San Giovanni in bella evidenza, considerando veritiera questa “regola”, si contano 22 “case", ovvero circa 110 persone. Molte invece sono le “case” all’esterno delle mura nelle campagne.
Visto che le case nel quadrante sono 42. Per lo stesso sistema di conteggio si contano 210 persone fuori dalle mura, circa 320 persone nelle parrocchie di Fratta. Dato molto simile a quello del Piccolpasso.
"Diocese della città di Gubbio, descritta dal R.mo Don Vbaldo Georgii Clerico Evgubino..."
Immagine da “Copia litografica della pianta del Giorgi edita nel 1574" a cura del Gruppo Sbandieratori di Gubbio con il contributo di Enrico Passeri Consulente Finanziario Gruppo Azimut”, 2005
Fino al Regno d'Italia non abbiamo dati univoci e facili da interpretare mentre l'età contemporanea, con i suoi grandi spostamenti di popolazione dalle campagne alla città nel dopoguerra e i flussi immigratori degli ultimi decenni, è indagabile in maniera più approfondita. Questi saranno gli eventi su cui ci concentreremo per meglio capire in che direzione può andare l'identità del nostro Paese. Per questo alla fine della pagina troverete i rimandi alle sottosezioni di "arrivi", con le prime storie delle persone che sono arrivate con il fenomeno immigratorio e delle "partenze", con le prime storie dei nostri emigranti soprattutto nel periodo 1950-70.
Sappiamo comunque, ad esempio, che nel registro delle anime della Diocesi di Gubbio del luglio 1808 risulta che nella “Fratta” ci fossero nelle parrocchie di San Giovanni Battista 346 abitanti e di Santa Croce (con Sant'Erasmo) 1051 abitanti , tutte e due urbane e rurali, erano presenti dunque 1397 anime complessive. La fonte è un post dello storico locale Cece di Gubbio. Però è impossibile poter paragonare questi dati con quelli di circa 50 anni dopo, con il Regno d'Italia, che presentano nel comune di Umbertide più di 10.000 abitanti. Questo perché la Diocesi non corrisponde a tutto il territorio dell'Istituzione "Comunità di Fratta" (denominazione del 1808) e ci dovrebbero essere altre parrocchie sotto le Diocesi di Città di Castello o Perugia, con i relativi documenti.
Altre notizie sul popolamento di Umbertide nel secolo XIX ci giungono da Renato Codovini grazie alla rielaborazione fatta da Fabio Mariotti in questa nostra sezione sulla "Fratta- Umbertide dell'800". Durante il dominio napoleonico, nel 1812 il "Maire" Magnanini comunicò come popolazione della Comunità di Fratta "circa 1.000 abitanti", per precisare dopo qualche giorno un numero inferiore, 790 abitanti. Le prime indicazioni più precise nel decennio successivo non vengono da una fonte laica, ma da quella religiosa. Ci informa Codiovini: "Nel 1833 abbiamo un primo "stato delle anime", rilevazione statistica voluta dal vescovo, fatta dai parroci casa per casa e quindi abbastanza attendibile. Da questa veniamo a sapere che gli abitanti del paese sono 825 riuniti in 205 famiglie, con una media di 4 persone a famiglia. Di queste, 140 appartengono alla parrocchia di S. Erasmo e S. Croce unite e 65 famiglie a quella di S. Giovanni Battista.". Le fluttazioni della popolazione, comunque limitate, possono dipendere da quali parrocchie o abitati si conteggiano.
Di certo la popolazione non solo era minore, ma ancora era soprattutto presente negli insediamenti rurali e nei borghi minori del territorio circostante.
L'evoluzione della popolazione dal Regno d'Italia ad Oggi
Per quanto aggregati, perché totali, questi sono i dati generali della popolazione umbertidese dall'Unità d'Italia ad oggi. Ci servono da base per riflettere sul movimento di popolazione degli ultimi 150 anni, anche se non ci danno la misura dello spostamento notevole di abitanti dalle campagne alla città.
Anno Residenti
1861 10.184
1871 11.174
1881 11.537
1901 13.007
1911 13.248
1921 14.588
1931 15.647
1936 15.146
1951 16.077
1961 14.497
1971 13.498
1981 14.183
1991 14.379
2001 15.254
2016 16.607
Secondo il prof. Bruno Porrozzi che se ne occupò nel suo libro "Umbertide e il suo Territorio. Storia ed immagini." negli anni '50 la nostra cittadina cominciava a svilupparsi verso sud-est rispetto al nucleo centrale ancora ben definito vicino alla"Fratta" come viene ancora chiamato dalle persone più anziane il centro della città. La popolazione era ancora nelle campagne in maggioranza ma si sarebbe poi spostata nella zona urbana. Nella campagna caratterizzata dalla policoltura "punteggiata da case coloniche, fattorie e modeste frazioni, era abitata essenzialmente da famiglie di mezzadri e da altri nuclei, legati in qualche misura all’agricoltura (fabbri, maniscalchi, falegnami, muratori, piccoli commercianti, sensali, ecc.); tutti lavoravano per fornire vettovaglie ai cittadini". Con la nascita di uno sviluppo artigianale ed industriale negli anni '60, assieme al cambiamento delle norme sulla mezzadria avvenuto nel 1964, cominciò lo spostamento della popolazione verso il centro.
All'inizio degli anni '80 scrive il prof. Porrozzi "Nel Comune di Umbertide operano attualmente nell’agricoltura sessantuno nuclei di mezzadri con centocinquantanove unita‘, trenta aziende con centododici salariati fissi, cinquantasei aziende con operai avventizi, trecentosettantanove aziende a conduzione diretta con settecentosessanta unita‘. Sono state costituite cinque cooperative (C.A.U., Molino Popolare Altotiberino, Fratelli Cervi, C.I.Z.A.U.P., Produttori Tabacco Alto Tevere), che occupano alcune decine di operai fissi.". In questo contesto oramai modernizzato la popolazione aveva scelto di spostarsi verso il centro cittadino.
La sintesi più significativa però dei cambiamenti non è solo il raddoppio in venti anni della popolazione del centro cittadino da 4780 a 8629 persone, su circa 15000 abitanti del Comune, ma sono i dati che riguardano il settore di lavoro dal settore primario rispetto al secondario.
Nel giro di 30 anni questo rapporto si ribalta completamente; questi i numeri: si passò da 4957 addetti all'agricoltura nel 1961 a soli 1359 nel '71, ed addirittura a 1104 lavoratori nel 1981. Mentre a fronte di 1363 addetti nell'industria nel 1961, si cresce fino a 1960 addetti nel '71 e ben 2249 nel 1981; con un chiaro spostamento dei lavoratori nel terziario non preso in considerazione dai dati del prof. Bruno Porrozzi, in “Umbertide e il suo Territorio. Storia ed immagini".
Per capire quale comparto del settore primario fu colpito inseriamo un nuovo grafico tra mezzadri e coltivatori diretti anche se con i soli dati del 1970 e 1982: nel 1970 ci contavano 1340 mezzadri e nel 1982 solo 159, nel 1970 si contavano 918 coltivatori diretti che si ridurranno di poco nel 1982 ovvero a 760 lavoratori diretti.
Fu, insomma, la mezzadria a morire.
La popolazione residente ad Umbertide che aveva raggiunto 16.077 unità nel 1951, cominciò bruscamente a diminuire. Nel 1971 furono censite solo 13.498 residenti ("Umbertide economia e società: il Comune ed il territorio", p. 22 . elaborazioni dati AUR su dati ISTAT).
La necessità dell'emigrazione dal 1950 al 1970
Se si considera inoltre lo studio di Giovanni De Santis "Lineamenti antropo-geografici del comprensorio <<Alta Valle del Tevere>>" in "L'alta Valle del Tevere", estratto da "Umbria Economica", anno III, n. 4 - 1982 stampato grazie all'allora "Banca Popolare di Spoleto", si vede come dal 1951 al 1971 la popolazione del Comune di Umbertide dimuinì del 14,4 per cento, passando da 16.077 a 13.498 un flusso migratorio notevole verso mete straniere e la zona romana generato dall'incapacità del sistema produttivo di "mantenere" la popolazione. Influì grandemente nel precario sistema produttivo agricolo, innervato da tempo dalla coltura del tabacco, la "peronospera tabacina", secondo Paola Laura Ciabucchi "Ombre e luci dello sviluppo industriale nell'Alta Valle del Tevere" che ridusse del 50% la superficie coltivata nell'Alta Valle del Tevere e ridusse da 1664 a 217 gli addetti. Da quel momento si sentì l'esigenza di far crescere zone industriali nelle nostre zone permettendo lo sviluppo industriale attuale.
Sviluppo industriale, che assieme ai lavori agricoli stagionali e alla normale tendenza degli emigranti di trasferirsi dove esistono nuclei emigrati delle stesse zone ha favorito una inversione di tendenza nel popolamento portando all'attuale situazione di più di 16000 abitanti, sostanzialmente identica al 1951. In particolare l'evoluzione del sistema metalmeccanico, nato collegato alla produzione agricola già prima della guerra, vide la nascita di diverse imprese e nel 1963 la nascita della Metalmeccanica Tiberina.
Il sistema produttivo agricolo prima, con i lavori stagionali legati anche alla coltivazione del tabacco, ed oggi il comparto metalmeccanico e dell'"automotive", cresciuti accanto a diverse grandi aziende del territorio, hanno fatto da catalizzatore per molte persone provenienti sia dall'estero che da altre Regioni italiane.
La crescita della popolazione attuale: l'immigrazione
Negli ultimi decenni, infatti, in questa popolazione umbertidese è aumentata la quantità di famiglie "straniere"; la definizione che si segue è quella normativa dell'ISTAT che individua i residenti stranieri senza "cittadinanza": tale ricerca non individua la situazione degli immigrati naturalizzati, fenomeno recente. Si è rapidamente passati in circa 15 anni da meno di mille stranieri residenti a più di 2700 in base all'ultimo Censimento che è stato diffuso anche con una divisione per nazionalità di arrivo. Per il 2020 abbiamo solo il dato aggregato di 2611 persone residenti ad Umbertide con cittadinanza non italiana:
Popolazione Straniera residente al 1° Gennaio 2002- Totale 905
Popolazione Straniera residente al 1° gennaio - 2016 -Totale 2703
Fonti
http://demo.istat.it/str2002/index03.html
http://demo.istat.it/pop2019/index.html
http://www.comuni-italiani.it/054/056/statistiche/popolazione.html
Sempre dalla stessa fonte Istat del censimento del 2016 si può sapere quali sono le diverse nazionalità di provenienza dei cittadini stranieri residenti: ben quattro, marocchina, albanese, rumena ed algerina sono sopra le 100 unità. Insomma una parte consistente della popolazione residente in Umbertide è portatrice di storie e culture variegate. La consapevolezza di come il passato ha strutturato le tradizioni oltre al territorio rurale ed urbano in cui oggi abitano dovrebbe essere patrimonio di tutti soprattutto dalle seconde generazioni che, oltre a portare il proprio bagaglio culturale e di esperienza, si dovranno sentire parte del tessuto sociale generale nella maniera più completa possibile.
Se è possibile tracciare una sintesi di questi ultimi 40-50 anni, si può vedere che nell'ultimo decennio del secolo scorso, 1980-2000, si è concretizzata uno stabile comunità residente ad Umbertide, in ordine di grandezza, marocchina, albanese, algerina e dal Regno Unito.
Nel ventennio successivo le comunità marocchina ed albanese sono cresciute, mentre sono restate stabili quelle algerina e del Regno unito; si è inserita invece, al terzo posto come quantità totale di presenza, la comunità romena.
Per quanto riguarda i flussi della comunità più corposa, quella del Marocco, l'emigrazione verso l'Italia, piuttosto che verso la Francia come tradizionalmente era avvenuto in precedenza, si è sviluppata dopo la crisi petrolifera degli anni '70. In base alle indicazioni generali che andrebbero confrontate con quelle umbertidesi, sono due le regioni principali da dove si parte verso l'Italia: Chaouia e Tadla, poste nella zona centrale del Marocco, due delle 16 regioni abolite poi nel 2005.
La comunità marocchina nel nostro territorio è cresciuta costantemente, nel 2005 si registrano 501 residenti, nel 2016 i residenti sono registrate 757 persone.
Discorso diverso, come scritto sopra, per la comunità algerina che appare diminuita dal 2005, dove si contavano 126 residenti, mentre ad oggi sono indicati in numero di 140.
Stabile in numeri assoluti, ma retrocessa di un "posto", ora si trova al quinto posto tra le nazionalità di residenti stranieri, è la Gran Bretagna, con 77 persone nel 2005 e 78 residenti nel 2016.
Dopo i dati ed i numeri del cambiamento della demografico si può proseguire nella "memoria", con le singole vite e storie dei vecchi e nuovi umbertidesi. Cliccando sulle "parole calde" evidenziate in giallo le prime storie di che è partito e di chi è arrivato.
FONTI:
- Bruno Porrozzi, Umbertide e il suo Territorio. Storia ed immagini. Ass. Pro Loco Umbertide, editrice Cartolibreria 10+ 10 di Venti Maurizio, Umbertide
- Simona Bellucci, Umbertide nel secolo XX: 1943-2000, Edizioni Nuova Prhomos, 2018.
- Paola Laura Ciabucchi "Ombre e luci dello sviluppo industriale nell'Alta Valle del Tevere" in "L'alta Valle del Tevere", estratto da "Umbria Economica, anno III, n.4 - 1982 stampa della "Banca Popolare di Spoleto" (p. 87 -89)
- Giovanni De Santis "Lineamenti antropo-geografici del comprensorio <<Alta Valle del Tevere>>" in "L'alta Valle del Tevere", estratto da "Umbria Economica, anno III, n.4 - 1982 stampa della "Banca Popolare di Spoleto" (p. 55)
- AA. VV., “Umbertide Economia e società: il comune e il territorio” dell’ Agenzia Umbra per le Ricerche (AUR), 2008.
- “Copia litografica della pianta del Giorgi edita nel 1574”, a cura del Gruppo Sbandieratori di Gubbio con il contributo di Enrico Passeri Consulente Finanziario Gruppo Azimut”, 2005.
- Maria Oda Graziani, “La carta del Georgi”, Comune di Gubbio e Ass. Sbandieratori Gubbio con il contributo di Enrico Passeri Consulente Finanziario Gruppo Azimut, Arte Grafica Gubbio, 2005
- http://demo.istat.it/str2002/index03.html
- http://demo.istat.it/pop2019/index.html
- http://www.comuni-italiani.it/054/056/statistiche/popolazione.html
- "IL MIGRANTE MAROCCHINO COME AGENTE DI SVILUPPO E DI INNOVAZIONE NELLE COMUNITÀ DI ORIGINE", Commissione Europea – Direzione Generale Giustizia ed Affari Interni, Exodus edizioni srl, Milano 2002 (pp.96 e seguenti scaricabile al link: https://www.puntosud.org/wp-content/uploads/2016/02/migrante-marocchino_ITA.pdf )
- http://leg15.camera.it/cartellecomuni/leg14/RapportoAttivitaCommissioni/testi/14/14_cap05_sch04.htm
- https://www.umbertidestoria.net/fratta-umbertide-dell-ottocento
- https://manus.iccu.sbn.it//opac_viewImmaginiManoscritto.php?ID=69561
Marc Bloch: «Il buon storico somiglia all'orco della fiaba: là dove fiuta carne umana, là sa che è la sua preda. »